VERSO UN'ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLE
DEMOCRAZIE
1 gennaio 2003 - Nella seconda sessione
del suo 38° Congresso, svoltosi a Tirana dal 31 ottobre al 3 novembre
2002, il Partito Radicale Transnazionale (PRT) ha adottato un progetto
politico volto a favorire la nascita di una Organizzazione Mondiale
delle Democrazie, il cui mandato sia quello di promuovere il rispetto
da parte degli Stati delle norme e dei principi giuridici contenuti
nei trattati, convenzioni e patti internazionali da loro ratificati e
che stanno a fondamento delle istituzioni democratiche, e che abbia
come finalità quella di giungere alla creazione di una vera e propria
Organizzazione Mondiale delle Democrazie e della Democrazia, dotata di
poteri cogenti.

I sistemi e le
istituzioni democratiche sono purtroppo ancora oggi un concetto e una
realtà sconosciuta per quasi un terzo dell'umanità e, nonostante
esistano spesso norme internazionali vincolanti che obbligano gli
Stati al rispetto dei diritti civili e politici, la realtà è che, nel
XXI secolo, continuano a prosperare regimi dittatoriali, autoritari e
totalitari.
Tale considerazione pone in evidenza una delle principali questioni
irrisolte nelle Convenzioni ed altri strumenti internazionali in
materia di protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali:
la mancanza di efficaci meccanismi di verifica e di incentivo
all'applicazione delle norme, che sia in grado di assicurare
effettivamente il rispetto del diritto internazionalmente tutelato
quando venga violato a livello interno.
Da questo punto di vista, la crisi dei meccanismi internazionali oggi
esistenti in questa materia è lampante. In particolare, è evidente la
mancanza di una procedura di follow-up al cosiddetto "dialogo
costruttivo" tra gli Stati e gli organismi che si occupano di
verificare il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
La conseguenza di ciò è che anche nei casi in cui viene accertata la
patente violazione delle norme da parte degli Stati, non esistono
strumenti in grado di porre rimedio, o di incentivare una soluzione
positiva, a tale situazione. Ciò significa che le norme internazionali
in materia di diritti umani e i principi democratici, pur teoricamente
recepiti nel diritto interno da quasi tutti gli stati facenti parte
delle Nazioni Unite, non sono effettivamente applicati per centinaia
di milioni di persone, con un evidente violazione del principio di
legalità da parte di un certo numero di Stati che, di fatto, vengono
meno ad impegni da loro assunti a livello internazionale.
Tale situazione caratterizza, peraltro, anche quei paesi o
istituzioni, come gli Stati membri dell'Unione europea e l'Unione in
quanto tale, che, pur avendo inserito negli accordi di cooperazione
con paesi terzi, sia a livello bilaterale che multilaterale, "clausole
democratiche" che prevedono la sospensione degli accordi stessi in
caso di gravi e persistenti violazioni dei diritti umani, continuano
molto spesso a tollerare tali prassi, come avviene ad esempio nel caso
del Vietnam, del Laos, ecc.
E' pur vero che nel corso degli ultimi 10-15 anni vi è stata
sicuramente una crescente diffusione dei modelli democratici in molte
regioni del mondo che prima non conoscevano tale fenomeno. La fine
della "Guerra fredda" ha in particolare spinto numerosi Governi e
istituzioni internazionali a ricercare forme nuove di cooperazione per
sostenere lo sviluppo di processi democratici o per favorirne la
nascita; ma molto resta ancora da fare non solo per rendere duratura
tale opzione, ma per ampliare il novero dei paesi democratici.
Le iniziative più significative intraprese a livello governativo in
tale ambito si sono sviluppate sia a livello regionale che globale. In
ambito regionale vanno sicuramente segnalate e sottolineate le
esperienze positive dell'Organizzazione degli Stati Americani e del
Consiglio d'Europa, che fanno del richiamo al rispetto dei principi
democratici una condizione essenziale per i paesi che vogliano far
parte di tali organizzazioni.
A livello globale va segnalato in particolare, accanto alla Conferenza
delle Nazioni Unite sulle nuove democrazie e sulle democrazie
restaurate ed all'attività della Commissione delle Nazioni Unite per
Diritti Umani, l'iniziativa della Community of Democracies che è stata
lanciata nel giugno del 2000 con una prima Conferenza Ministeriale
svoltasi a Varsavia su iniziativa di 7 Governi che ha visto la
partecipazione di oltre cento paesi. Oggi tale iniziativa è coordinata
e guidata da 10 paesi, il cosiddetto "Convening Group" della Comunità
delle democrazie, e cioè: Repubblica Ceca, Cile, Repubblica di Corea,
India, Mali, Messico, Polonia, Portogallo, Stati Uniti e Sud Africa.
Con l'adozione della Dichiarazione di Varsavia, i paesi che nel 2000
facevano parte della Comunità delle Democrazie hanno individuato una
serie di principi che stanno alla base di un sistema istituzionale
democratico dandosi l'obiettivo, in particolare, di costituire,
nell'ambito delle organizzazioni internazionali esistenti, i
cosiddetti "Democracy Caucuses" cioè dei gruppi di paesi
democratici che costituiscano alleanze sui temi della promozione della
democrazia e del rispetto e della promozione dei diritti umani, sia in
sede di presentazione e sponsorizzazione di risoluzioni, sia in sede
di elezione nei vari organismi internazionali.
Nel corso della Seconda Conferenza Ministeriale della Comunità delle
Democrazie svoltasi a Seul dal 10 al 12 novembre 2002, cui ha
partecipato una delegazione del Partito Radicale Transnazionale, è
stato adottato dai 97 paesi partecipanti un Piano d'Azione che, oltre
a ribadire in via generale i punti fissati a Varsavia, precisa che:
«Il "Convening Group" continuerà ad incontrarsi periodicamente e sarà
disponibile ad offrire sostegno e aiuto agli Stati membri (della
Comunità delle democrazie, ndr) per azioni intraprese nell'ambito di
organizzazioni regionali o internazionali, sulla base dell' esperienza
maturata negli ultimi due anni. In stretta collaborazione con i membri
della Comunità delle Democrazie che sono interessati, il "Convening
Group" incoraggerà la formazione, tra gli altri, di coalizioni e
"caucuses" per la promozione di risoluzioni internazionali e altre
attività relative alla democrazia. Il "Convening Group", perciò, ha
l'obiettivo di identificare mezzi per facilitare l'azione, condividere
le informazioni sugli sviluppi, e discutere dei mezzi di promozione e
consolidamento della democrazia nelle rispettive regioni. Il
"Convening Group" sarà inoltre disponibile come strumento per
collegare regioni e organizzazioni regionali, per promuovere la
condivisione delle esperienze e delle idee.»
Il rischio che può profilarsi è che a tale presa di posizione e di
impegno non seguano iniziative concrete da parte dei Governi
promotori, come è accaduto nello spazio temporale intercorso tra la
Conferenza tenuta nel 2000 e quella svoltasi nel 2002.
E' per questo che le iniziative del Partito Radicale Transnazionale
saranno volte a contribuire a far si che, nelle prossime settimane e
mesi, il Piano d'Azione di Seul, ed in modo più generale ogni azione
volta a far fare un salto di qualità ai processi in corso in tema di
democratizzazione e tutela e promozione dei diritti umani, possa
effettivamente realizzarsi.
A tal fine, Il Partito Radicale Transnazionale vorrebbe operare per
giungere ad una sinergia con il maggior numero possibile di governi,
attraverso ogni forma di cooperazione che permetta il conseguimento di
tale obiettivo.
INIZIATIVE ED AZIONI COMUNI
DI GOVERNI DEMOCRATICI E DEL PRT
Il Partito Radicale Transazionale è convinto che sia importante che
siano incardinate rapidamente le seguenti iniziative:
A) Sollecitare innanzitutto i paesi membri del Convening Group alla
applicazione del Piano d'Azione di Seul e delle altre proprie delibere
1, operando al contempo per allargare il Convening Group stesso.
Da questo punto di vista occorrerebbe garantire un maggiore
coinvolgimento dei paesi membri dell'Unione europea e dell'Unione
europea in quanto tale nelle attività della Comunità delle Democrazie.
Al momento, infatti, salvo la presenza del Portogallo e di due paesi
candidati, la Polonia e la Repubblica ceca, nel "Convening Group", i
paesi dell'Unione Europea non hanno avuto un ruolo di rilievo in tale
processo.
B) Una prima misura da prendere a questo proposito è quella di fissare
rapidamente delle regole di funzionamento precise del "Convening
Group" e della "Community of Democracies" nel suo complesso. Una
riunione preparatoria dei paesi membri potrebbe essere organizzata già
nelle prossime settimane a New York per questo primo passo
fondamentale per l'organizzazione e l'attività effettiva della
"Community of Democracies".
C)
Nell'ambito degli obiettivi su esposti, occorre inoltre dare priorità
alla costituzione dei "Democracy Caucuses" nelle diverse sedi
internazionali in cui il tema della promozione della democrazia e dei
diritti umani sarà posto all'ordine del giorno, ed in particolare,
nel corso della prossima sessione della Commissione sui diritti umani
che si svolgerà a Ginevra dal 17 marzo al 25 aprile 2003.
In tale sede sarebbe auspicabile che possano far parte del "Democracy
Caucus", come osservatori, anche i paesi membri della Comunità delle
Democrazie che non sono membri della Commissione sui diritti umani.
Per quanto riguarda la possibile costituzione del "Democracy Caucus"
alla prossima sessione della Commissione sui diritti umani, il PRT ha
sin d'ora riscontrato l'interesse dei delegati governativi di Cile,
India, Portogallo e Stati Uniti a far si' che che cio' avvenga, pur
non impegnandosi già da adesso in tal senso.
Sempre in
sede di Commissione, inoltre, delegati governativi di altri paesi
hanno mostrato interesse alla redazione, assieme al Partito Radicale
Transnazionale, di una risoluzione sulla "Promozione e il
Consolidamento delle democrazia" che, a partire dai risultati
raggiunti dal Seminario svoltosi il 25 e il 26 novembre, possa aprire
la strada a nuove iniziative.
Primo obiettivo della riunione del "Democracy Caucus" dovrebbe
essere quello di ufficializzare la regolarità dei suoi incontri, anche
attraverso l'adozione di regole di convocazione e di procedura.
Altri obiettivi da discutere potrebbero essere i seguenti:
A. Elaborare posizioni comuni sui temi dell'agenda dell'Assemblea
Generale specificamente collegati alla democrazia - per esempio
l'estensione del mandato dell' "Unità per l'assistenza elettorale";
B.
Rappresentare un forum di coordinamento e di scambio di informazioni
fra i paesi membri della Comunità delle Democrazie che fanno parte
degli organi direttivi di Fondi e Programmi del sistema delle Nazioni
Unite in relazione agli progetti volti al consolidamento della
democrazia;
C. Rappresentare un forum di coordinamento e di scambio di
informazioni fra i paesi membri della Comunità delle Democrazie per il
coordinamento degli aspetti relativi al consolidamento della
democrazia nell'ambito dei programmi di assistenza bilaterali;
D. Costruire un consenso Nord-Sud tra i membri della Comunità delle
Democrazie su appropriate clausole di "condizionalità democratica" da
applicare da parte delle agenzie internazionali per l'assistenza allo
sviluppo;
E. Incontrarsi regolarmente come Caucus della Comunità delle
Democrazie ad ogni sessione della Commissione sui diritti umani per
identificare le opportunità per far avanzare la questione democrazia
all'interno dei temi all'ordine del giorno della Commissione (i paesi
membri della Comunità delle Democrazie che non siano membri della
Commissione potrebbero partecipare come osservatori);
F. Discutere e coordinare strategie per l'elezione, nel caso di
candidature di Stati e/o di individui per elezioni da parte
dell'Assemblea Generale e dell'ECOSOC, in organi in cui gli interessi
e i diritti democratici rappresentano un tema principale di lavoro a
fine di giungere a privilegiare il sostegno ai paesi membri della
Comunità delle Democrazie rispetto agli stati che non ne fanno parte)
G. Quanto
detto al punto F, ma esteso a tutti i gruppi/commissioni/organi
specializzati, e quindi non solo a quelli che si occupano più
direttamente di questioni legate alla democrazia;
H. Provvedere all'istituzione di un'interazione informale tra i membri
della Comunità delle democrazie su di una più ampia gamma di temi in
sede di Nazioni Unite (per esempio, sviluppo, controllo delle armi,
prevenzione dei conflitti, ecc.);
I. Convocare un Democracy Caucus anche nell'ambito di istituzioni
collegate al sistema delle Nazioni Unite, comprese quelle che si
occupano di temi economici, ad esempio OIL, FMI, ecc.;
J. Funzionare come forum dove considerare possibili riforme delle
strutture operative o di presa di decisioni delle Nazioni Unite per
garantire una maggiore responsabilità/trasparenza/ rappresentatività
"democratica".
In questa fase il ruolo di Convocatore tra i paesi che fanno parte del
"Convening Group" è svolto dal Cile. Il Partito Radicale
Transnazionale ha constatato una disponibilità di quel paese alla
promozione di un incontro del "Democracy Caucus" già in occasione
della prossima sessione della Commissione sui Diritti Umani che
naturalmente potrebbe solidificarsi se altri governi esprimessero il
loro interesse ad una tale iniziativa.
1 Nel
comunicato congiunto dei Ministri degli Esteri del "Convening Group",
del 12 settembre 2000, i Paesi membri si impegnavano, tra l'altro, a:
* - "Convocare presso le Nazioni Unite il "Democracy Caucus" di cui
hanno discusso i numerosi paesi partecipanti alla Conferenza di
Varsavia, e che hanno sottoscritto il Comunicato ufficiale. Il
"Democracy Caucus" si riunirà in occasione della 55a sessione numerosi
paesi partecipanti alla Conferenza di Varsavia, e che hanno
sottoscritto il Comunicato ufficiale. Il "Democracy Caucus" si riunirà
in occasione della 55a sessione dell'Assemblea Generale e comprenderà
i paesi che hanno sottoscritto la Dichiarazione di Varsavia sui
principi democratici;
* Invitare i paesi membri del "Democracy Caucus" a scambiarsi
informazioni, appoggiare risoluzioni, e a impegnarsi in altre
iniziative che incoraggino e aiutino i paesi che hanno scelto di
avviarsi verso la democrazia;
* Dare istruzione ai loro uffici di elaborare proposte in cui siano
delineati i criteri che consentirebbero ai paesi di partecipare alla
Comunità delle Democrazie, nonché di istituire procedure per la
direzione delle sue attività, nonché delle attività del "Democracy
Caucus" informale;
* Far si' che, nelle situazioni in cui la procedura regionale non
riesca a produrre un candidato che goda del consenso generale per
l'elezione ad un organismo delle Nazioni Unite, si preveda che i paesi
membri della Comunità delle Democrazie, nell'esprimere il proprio
voto, tengano conto, tra l'altro, se i paesi candidati abbiano
sottoscritto la Dichiarazione di Varsavia;
* Riunirsi regolarmente a livello ministeriale, oltre che in sede di
riunione annuale dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite." |