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LA FRANCIA CON L'ITALIA: NUOVO PATTO EUROPEO

L'Unità - 6 ottobre 2013

di Umberto De Giovannangeli

La tragedia di Lampedusa smuove l'Europa. A partire dalla Francia. Una riunione urgente dei Paesi europei sull'immigrazione dopo la tragedia di Lampedusa. A chiederla è il premier francese, Jean-Marc Ayrault. «Dopo questa tragedia i politici europei devono parlare, e subito. Sta a loro incontrarsi per trovare soluzioni opportune. La compassione non è abbastanza. È un dramma terribile che può solo suscitare la nostra compassione e la nostra solidarietà, ma al di là delle vittime, credo che sia importante che l'Europa si occupi di questa situazione particolarmente drammatica», ammonisce il premier, a margine di una visita a Metz, facendo riferimento ai drammatici fatti di Lampedusa. «La compassione non è sufficiente», insiste Ayrault. Così come non è sufficiente la riunione del Consiglio affari interni della Ue in programma martedì a Lussemburgo. Confinarla in questo ambito, è il messaggio lanciato da Parigi, significa ridurre il dossier-migranti a una questione di sicurezza. Occorre un impegno ai massimi livelli: da qui l'idea di un vertice straordinario dell'Unione europea, a livello di capi di governo e di Stato. L'appello di Ayrault giunge all'indomani di una richiesta del Partito socialista che in un comunicato aveva chiamato l'Europa ad «interrogarsi sulla gestione delle frontiere marittime che la trasformano in una vera e propria fortezza soprattutto per i richiedenti di asilo politico. L'Europa - scrive il partito socialista - non può restare indifferente dinanzi al destino tragico di queste famiglie che hanno lasciato le loro terre di origine nella speranza di una vita migliore che hanno perso». 

EUROPA GIUSTA E SOLIDALE 
Concetti che il segretario generale del Ps francese, Harlem Désir, ribadisce e sviluppa con l'Unità: «La tragedia di Lampedusa - annota il leader dei socialisti francesi - riguarda l'Europa nel suo insieme, e non solo l'Italia. Una svolta in questo campo deve vedere in prima fila i Paesi euromediterranei. Occorre - riflette Désir - andare oltre l'emergenza. C'è bisogno di ben altro: una strategia condivisa in materia di assistenza, di asilo, occorre una omogeneizzazione delle legislazioni su queste materie. Un nuovo patto euromediterraneo deve rafforzare l'idea di una Europa più giusta, solidale, aperta». Tra i fondatori di Sos racisme, Désir è particolarmente attento al tema dei diritti di cittadinanza e delle politiche di accoglienza. Alla memoria ritorna il suo pesante j'accuse, rivolto all'allora premier italiano, Silvio Berlusconi, e a colui che guidava dall'Eliseo la Francia: Nicolas Sarkozy. «Sarkozy e Berlusconi sono la vergogna dell'Europa», denunciò Désir, allora numero due del Ps francese. E lo erano, la vergogna, a proposito della gestione dell'afflusso di immigrati dalla Tunisia e dalla Libia attraverso l'Italia. «Sarkozy e Berlusconi fanno vergognare l'Europa, sono la vergogna dell'Europa. Quando respingono i migranti come fossero delle merci, si comportano in modo assolutamente indegno». Il Cavaliere e Sarkò non guidano più i loro Paesi. Ma la vergogna dei respingimenti non è venuta meno. La richiesta di Parigi delinea un possibile asse Hollande-Letta. «La mia speranza è che tragedie di questo tipo possano far aprire gli occhi anche ad altri governi dell'Ue perché in Europa non c'è una politica comune in materia di immigrazione»: le parole della titolare della Farnesina, Emma Bonino, danno conto di una convergenza praticabile. Ma il coinvolgimento dell'Europa non può essere inteso come una fuga dalle responsabilità nazionali. «L'Europa non è assente, dirlo e pensarlo è una miopia italiana frutto di politici locali che non sono in grado di dare risposte tempestive al problema e allora dicono che l'Europa non fa nulla»: la dura accusa è di Michele Cercone, portavoce del Commissario Ue agli Affari interni Cecilia Malmstrom. «Indubbiamente - rimarca ancora Cercone - i flussi migratori e le richieste d'asilo sono un problema europeo che, in quanto tale, deve trovare una risposta europea e la Ue, su questo, è già impegnata da anni. Purtroppo però ogni Paese ha voluto mantenere la propria sovranità in materia di asilo e immigrazione e la frammentazione legislativa non aiuta». D'altro canto, a Bruxelles c'è chi fa notare che la tragedia di Lampedusa si è consumata il giorno dopo la grave condanna del Consiglio d'Europa sulle politiche immigratorie dell'Italia. Strasburgo, ancora una volta, aveva giudicato «sbagliate o controproducenti» le misure prese in questi ultimi anni dall'Italia per gestire i flussi migratori. Un rapporto approvato all'unanimità dalla commissione migrazioni dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sottolinea che quanto fatto sinora non ha messo «l'Italia in grado di gestire un flusso che è e resterà continuo». Il rapporto critica in particolare i ritorni forzati di immigrati in Paesi, come la Libia, dove rischiano la tortura, se non la vita, la gestione dei Cpt, la decisione di dichiarare continuamente lo stato d'emergenza per «adottare misure straordinarie al di la dei limiti fissati dalle leggi nazionali e internazionali». Nel testo, infine, viene evidenziato che la strada seguita dall'Italia «non ha aiutato a convincere gli altri Paesi membri della Ue a condividere la responsabilità» per i flussi in arrivo sulle coste italiane.

 

 





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