
La Stampa - 10 novembre 2013
di Emma Bonino
Ero giovane, avevo 15 anni quando quegli spari hanno scosso il mondo sicché l'idea che mi sono fatta si è radicata dopo, e comunque John e Jacqueline sono nella mia memoria come un'immagine inscindibile, Lui era un eroe complicato. Un'icona del progresso dei diritti civili, la sua eredità prospera nelle conquiste di libertà , di affrancamento dalle catene della discriminazione, del bisogno e del pregiudizio. È stato anche il simbolo di un'America ottimista e fiduciosa nel futuro e, non dimentichiamolo, fermò il mondo sulla soglia dell'olocausto nucleare. Un uomo non privo di contraddizioni, esponente a volte di un potere pervasivo. Quel 22 novembre del 1963 si spense una luce ma la «torcia» accesa di John Kennedy è passata di generazione in generazione e continua ad illuminare il nostro cammino!Â
Jacqueline ha interpretato magistralmente il ruolo della First Lady, della Regina di Camelot, come chiamavano allora l'entourage di JFK. Ha rappresentato la prima vera icona dell'eleganza, del glamour,- incarnando in se stessa un'America ottimista, sicura di sé e proiettata nel futuro..Ma non era una mera presenza, dietro la facciata sorridente c'era una forte personalità , una donna capace di vivere accanto a un uomo di grande carisma e non pochi difetti, e di mantenere grande dignità nel dolore. Jackie era una donna molto moderna che non è rimasta prigioniera del, suo passato, ha saputo voltare pagina e costruirsi una nuova vita rivendicando sempre le sue scelte e rimanendo per molte donne un esempio da seguire.