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DOCUMENTARIO DEDICATO DA AL-JAZEERA ALLA LEADER RADICALE EMMA BONINO

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COSI' BONINO RIPORTA ROMA IN MEDIO ORIENTE

Europa - 24 dicembre 2013

di Lorenzo Biondi

Toh, chi si rivede. È un'Italia particolarmente attiva quella che si riaffaccia sullo schacchiere mediorientale, con un ruolo da apripista come non si vedeva da tempo. Emma Bonino è il primo ministro europeo e occidentale a visitare Teheran dalla vittoria di Hassan Rowhani. Ma non è l'unico segnale. Non è un caso che proprio dall'Iran sia arrivata la conferma che l'Italia sarà seduta al tavolo dei negoziati sulla Siria, alla seconda conferenza di Ginevra (anzi, di Montreaux, la località svizzera scelta per l'incontro). È stata la stessa Bonino, domenica sera, a chiarire che altre visite da parte di diplomatici occidentali ai nuovi vertici della Repubblica islamica «si susseguiranno in tempi molto rapidi». Perché l'agenda è fitta di appuntamenti che non possono essere rinviati. Il pre-accordo sul nucleare iraniano siglato a Ginevra lo scorso 24 novembre andrà tradotto «in un accordo generale» (lo ricordava ieri la titolare della Farnesina). 
Ci sono sei mesi di tempo, questa la durata dell'intesa ad interim. E poi c'è la scadenza ormai 
alle porte - del 22 gennaio, quando si aprirà il negoziato sulla pace in Siria. L'Iran sarà presente? Ancora non è chiaro. Le resistenze da parte americana sono forti. Ma il ruolo di Teheran, il più stretto alleato del governo di Bashar al Assad, può essere decisivo: per questo la Bonino, al termine dell'incontro col suo omologo Javad Zarif ha ribadito che l'Iran deve essere «corresponsabile nella soluzione della crisi siriana». 
Non è una frase di circostanza. Da quando, a inizio settembre, è stata archiviata l'ipotesi di un attacco militare americano alla Siria e si è aperta la trattativa sulle armi chimiche di Damasco, il coinvolgimento italiano nelle vicende siriane è andato crescendo. Al G20 di San Pietroburgo Enrico Letta si è trovato a fare da pivot tra l'America e i paesi non-interventisti. La scorsa settimana, poi, l'Italia ha accolto sulle sue coste (in un porto il cui nome è stato tenuto segreto) due navi che trasportavano materiale chimico proveniente dalla Siria e destinato allo smaltimento. L'annuncio che Roma parteciperà al negoziato di Ginevra 2 è arrivato subito dopo. Così come la visita della Bonino in Iran. E pensare che non più di sette anni fa, quando venne istituito il P5+1 - il gruppo di paesi incaricati di negoziare con l'Iran sul suo programma nucleare - oltre ai cinque membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu si scelse la Germania. Un importante partner commerciale dell'Iran, certo. Ma non importante quanto l'Italia, che in Europa è il paese che commercia di più con Teheran. Ai rapporti commerciali, ora, tornano ad affiancarsi anche quelli politici.





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