Il Manifesto - 12 maggio 2009
Quali sono «i trattati o le convenzioni internazionali, gli accordi multi o bilaterali» o almeno «gli atti giuridici» che hanno autorizzato il governo a «non attuare il principio di non respingimento, universalmente ritenuto inderogabile, sia perché parte integrante della convenzione di Ginevra sui rifugiati dei 1951 sia perché considerato parte integrante dei diritto comunitario»?
Lo chiede al governo la vicepresidente del Senato Emma Bonino, prima firmataria di un'interpellanza che oggi verrà inviata all'indirizzo dei premier e dei ministri coinvolti nell'affaire dei rimpatrio in Libia dei 227 migranti. La polemica sul caso verte sugli eventuali rifugiati presenti fra i migranti rimandati a Tripoli. Perché è chiaro che l'accertamento delle identità dei richiedenti asilo non può essere svolto in mezzo al mare, né, spiega Bonino, è derogabile alle autorità tripoline visto che «la Libia non ha mai sottoscritto la convenzione di Ginevra sui rifugiati e ben può considerarsi stato nel quale non si è protetti dalle persecuzioni». In più, fatto il danno, e cioè rimandati indietro i migranti (in violazione degli articoli 10 e 19 del testo unico sull'immigrazione che in nessun caso consente il respingimento verso uno stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione), l'esponente radicale chiede se comunque le autorità italiane abbiano condotto gli accertamenti e siano in grado di «fornire informazioni certe circa la sorte di tutte le persone respinte».