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EGITTO: AYMAN NUR, IN LIBERTA
di Remigio Benni
Il pagamento di una cauzione di 1300 euro (10mila lire egiziane), con uno sconto di sei giorni sui 45 previsti di detenzione preventiva: e' il prezzo che il presidente del partito liberale di destra 'El Ghad' (Domani), l' avvocato Ayman Nur, ha pagato alla democrazia.
Lo afferma, poco dopo l' annuncio della scarcerazione, ma quando manca ancora un po' alla liberazione effettiva - accolta poi stasera da varie centinaia di persone, al grido ''Ti amiamo, nostro presidente'' - il vicepresidente di 'El Ghad', il giornalista Hisham Kassem. ''Io non credo che il regime di Mubarak (il presidente egiziano Hosni Mubarak ndr) sia impegnato in riforme politiche'', osserva Kassem a proposito del cambiamento delle norme costituzionali per l'elezione del capo dello stato che lo stesso Mubarak ha annunciato il 26 febbraio scorso, con suffragio universale ed un sistema di multicandidature.
''La vicenda di Ayman Nur conferma che, non appena il governo si sente minacciato da una corrente liberale - ritiene Kassem - viene attuata la stessa azione di repressione utilizzata contro gli attivisti islamici, i Fratelli Musulmani, e si riscopre l' uso dello strumento giudiziario e poliziesco''.
Nur fu arrestato il 29 gennaio, dopo essere stato privato con estrema rapidita'della su aimmunita' parlamentare, dal parlamento convocato in seduta urgente. Subito dopo fu interrogato - Nur afferma che fu maltrattato e torturato nel commissariato di polizia - e la magistratura ne decise una custodia preventiva di 45 giorni. L' accusa era quella di aver falsificato firme di circa 2000 sostenitori di 'El Ghad' per ottenere l' autorizzazione della Commissione parlamentare dei partiti.
''Evidentemente una montatura a fini politici - commentarono subito il segretario generale del partito, Mona Makram Ebeid, ed altri sostenitori di Nur - per disarticolare il partito e per mettere fuori gioco chi aveva annunciato, prima del presidente, la necessita' di cambiare le regole dellanomina presidenziale''.
Per quattro mandati, ciascuno di sei anni, a partire dal 1981, quando fu assassinato Anwar El Sadat, Mubarak e' stato riconferamto alla guida del paese delle Piramidi con designazioni da parte di due terzi del parlamento e successivi referendum popolari, che ogni volta avevano dato risultati di tipo 'bulgaro' (oltre il 90 per cento di consensi).
Poche settimane prima, a giornalisti che su un aereo gli avevano chiesto cosa pensasse delle modifiche costituzionali sollecitate dalle opposizioni, il rais del Cairo aveva risposto senza esitazione che non ce n'era alcun bisogno perche' la nomina del presidente ''viene dal parlamento, che e' composto da rappresentanti del popolo. Piu' democrazia di cosi'?''.
Europarlamentari riuniti da oggi al Cairo nella prima Assemblea parlamentare Euromediterranea che si tiene dalle elezioni dell' assemblea europea di novembre, e per di piu' fuori Europa, sono convinti che l' azione svolta con una risoluzione specifica del Parlamento europeo e con la lettera scritta dal presidente Borrell a quello del parlamento egiziano per ricordare il rispetto dei diritti umani, previsto dall' Accordo di Associazione Europa-Egitto, abbiano avuto peso nella decisione di scarcerare Nur. A suo favore si era anche espresso il dipartimento di stato Usa, con il segretario di stato Condoleeza Rice in testa.
Classificando ''negative'' le reazioni dei parlamentari arabi che hanno fatto circolare un documento che respinge ''le interferenze straniere negli affari interni dei paesi arabi'', tre europarlamentari italiane, Luisa Morgantini, Pasqualina Napoletano ed Emma Bonino esprimono contentezza per la liberazione di Nur.
''Siamo contente al solo pensiero che la nostra richiesta di vedere il presidente di 'El Ghad' in carcere possa aver contribuito a questo esito felice, sia pure temporaneo della vicenda'' osserva Napoletano. ''La nostra azione, per noi socialisti europei aggiunge - diventa ancora piu' importante se pensiamo che il partito di governo in Egitto, il National Democratic Party (Ndp), aderisce all' Internazionale Socialista.
Non c'e' famiglia che tenga, di fronte ai diritti umani ed alle loro violazioni, che ci possa far essere reticenti o, peggio, incoerenti rispetto alle nostre scelte di fondo''.
''E' politicametne scorretto confondere la sovranita' nazionale - rileva Luisa Morgantini - con la mancanza di rispetto degli accordi di partnership internazionale, liberamente scelti, come ha fatto l' Egitto aderendo all' accordo di associazione. Io vorrei anche tanto che i paesi arabi ci chiedessero conto delle nostre scorrettezze. Per esempio del perche' noi chiudiamo in campi di detenzione gli emigranti che arrivano da noi''. ''In ogni caso tenere conto delle sensibilita' di un grande paese come l' Egitto non puo' farci deflettere dal principio del rispetto dei diritti umani''.
Sullo stesso tasto batte Emma Bonino:''non c'e alcuna interferenza, noi abbiamo solo richiesto il rispetto dello stato di diritto e dei diritti umani, non entriamo in valutazioni di fondo. Cosi' con i nostri amici di 'El Ghad' dovremo discutere perche' respingono la nostra azione e temono ingerenze dall' estero. Vorrei sottolineare che non e' sufficiente essere anti- Mubarak per essere democratici. E vorrei ricordare che, oltre ad una carta universale dei diritti umani, ce n'e una araba ed una africana. Se si firma una carta, poi bisogna applicarla''.
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