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FINI: SI A BONINO COMMISSARIO ONU

Al centro dei colloqui con Annan, la riforma delle Nazioni Unite e l'Alto Commissariato per i rifugiati di Valter Delle Donne ROMA. Alla sua prima missione da capo della diplomazia italiana all'Onu e negli Usa, Gianfranco Fini rappresenta una piacevole sorpresa per i giornalisti americani. La stampa Usa, abituata a guardare con diffidenza i politici italiani, è stata "conquistata" dal leader di An, descritto come pragmatico e dal linguaggio chiaro. Due caratteristiche care all'opinione pubblica anglosassone. La seconda giornata americana del responsabile della Farnesina è stata contrassegnata dall'incontro con Kofi Annan. Un colloquio svoltosi nella residenza privata di Anuan, sull'East River. Alla fine dell'incontro Fini ha ribadito che l'Italia vuole «fortemente» la riforma delle Naziuni Unite perché l'approccio multilaterale alle crisi è per tradizione «uno dei pilastri della politica italiana». Fini ha riferito ad Annan gli esiti della riunione al Palazzo di Vetro, promossa dall'Italia e dai paesi che si riconoscono nella formula "Uniting for Consensus". «Proprio perché vogliamo una riforma delle Nazioni Unite che sia in grado di riformare l'organismo, pensiamo che sia giusto valorizzare quel che nel rapporto dei "saggi" di Kofi Annan è condiviso in larghissima misura, in particolare il fatto che le minacce oggi non sono più quelle determinate dalla guerra ma sono le minacce legate al sottosviluppo, alla fame, alle epidemie». Secondo Fini invece, «concentrare l'attenzione sugli aspetti sui quali c'è più divisione, e in particolare la riforma del Consiglio di Sicurezza, rischia di fare del Vertice Onu di settembre non un'occasione di rilancio delle Nazioni Unite ma un'occasione per dare voce a chi sostiene che il multilateralismo non è la via per risolvere le crisi». Secondo il ministro italiano, «ci sono due tentazioni da mettere in disparte: da un lato la tentazione di accelerare, e dunque mettere la comunità internazionale di fronte a un fatto compiuto; dall'altra quella, che noi certamente non abbiamo, di insabbiare, di accantonare». Secondo Fini «ci sono sufficienti mesi davanti per lavorare con la volontà di tutti per raggiungere il massimo consenso, consenso che la riunione di ieri ha reso più vicino». I due modelli proposti dai "saggi" per l'ampliamento del consiglio di Sicurezza «portano inevitabilmente a divisioni». Ecco perché, ha spiegato Fini, «nessuno dei paesi che hanno partecipato alla riunione di ieri ha fatto riferimento al modello "A" o al modello "B" proprio perché il nostro approccio vuole essere flessibile e mettere in evidenza tutto quello che può unire. Sappiamo invece che il riferimento a uno dei due modelli avrebbe portato a una divisione». Su un aspetto il governo italiano, non scenderà a compromessi. Chi siede nel Consiglio di Sicurezza «non può più avere un'ottica di legittima difesa degli interessi nazionali». Fini ha infatti ricordato che uno dei fenomeni di maggiore attualità e interesse negli affari mondiali è «l'irruzione sulla scena internazionale negli ultimi tempi di organizzazioni di carattere regionale». Secondo il responsabile della Farnesina questo potrebbe essere uno degli «elementi unificanti» della riforma del Consiglio di Sicurezza: di una riforma che «non divida e crei vincitori e vinti ma ottenga il più largo consenso possibile». L'altro argomento di discussione dell'incontro con Annan ha riguardato la candidatura di Emma Bonino all'Alto Commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati Unhcr). Fini ha ricordato che non è «un'autocandidatura o una candidata come tante». La Bonino, ha aggiunto il ministro degli Esteri, è «una personalità che ha dimostrato in questi anni di avere competenza, una grande passione e una professionalità nell'ambito delle organizzazioni internazionali e quindi l'auspicio è che la scelta del nuovo commissario per i rifugiati veda in Emma Bonino la candidatura vincente». Fini ha poi ribadito ad Annan che «il governo italiano, convintamente, e a nome non solo della maggioranza che sostiene il governo, ma molto probabilmente a nome di una fetta più larga delle forze parlamentari e anche della pubblica opinione, sostiene la candidatura della Bonino», che nelle prossime settimana dovrebbe essere ascoltata in audizione al Palazzo di Vetro. Il leader di An ha anche precisato di aver detto ad Annan che «ovviamente conosciamo le regole e che quindi il segretario generale non poteva e non doveva dire nulla a riguardo». «Come sapete ha commentato il ministro Emma Bonino è nella short list da cui uscirà il nome del commissario. Sono in corso gli esami, chiamiamoli così, ma era giusto che il segretario sapesse che non si tratta di un'autocandidatura o di una candidatura come tante, ma di una candidatura convintamente sostenuta dal governo».





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