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MANI ALZATE E WEB: LE PROVE DI DEMOCRAZIA DEGLI ARABI "LIBERAL"
di Edoardo Vigna
Ha un velo nero e leggero appena appoggiato sui capelli, il figlio di sei mesi e un marito discreto al seguito. Hatoon Al Fassi insegna Storia all'università King Saud di Riad. Alza la mano, aspetta paziente il suo turno: «Noi donne in Arabia Saudita siamo escluse dai processi decisionali, al massimo possiamo faro le "assistenti del viceministro". Propongo di organizzare seminari sui diritti umani. Mirati soprattutto alle nostre giornaliste». «Mi scuso se il mio discorso sarà confuso, ma a giugno sono stato picchiato due volte, a pugni e col calcio di un fucile», prende la parola Abdul Hadi Al Khawa-jeh, direttore del Bahrain Centre for Human Rights. «Le mie figlie pensavano fossi morto». Sono seduti a rombo nel monastero San Nicolò, al Lido di Venezia: 120 laici e musulmani, l'élite liberal dal Marocco al Pakistan, passando per l'Iraq. Li ha riuniti Emma Bonino con la squadra di Non c'è pace senza giustizia. Devono preparare l'agenda per la conferenza d'ottobre, a Rabat. Vogliono imparare come funziona una democrazia, come si prepara una campagna elettorale. La star dell 'afgana Tolo Tv, Mustafa Sediqi, prende appunti in giacca blu, cravatta e calzini grigi.
Prove tecniche di democrazia. La questione non è se sono moderati: qui credono nella libertà , che è rispetto reciproco. Attenti, non è che sia tutto idilliaca. Arriva la notizia di Sharm el Sheikh. Il saggio della situazione, che tutti cercano con gli occhi nei momenti delicati, è Saad Eddin Ibrahim, dissidente egiziano (non islamico) pluricarcerato: presenta una secca condanna. C'è subito chi vorrebbe inserire i «se» e i «ma», la deplorazione in primis della «guerra irachena» e dei «dispotismi della regione». Alla fine però passa «la forma opposizione al terrorismo».
Un documento deciso. Che accompagna le proposte concrete per la democrazia araba: l'editore (egiziano) Hisham Kassem pensa all'utile esperienza di Radio Radicale, l'italo marocchina (del Foglio) Anna Mahjar Barducci rilancia internet — siti e emali — per attivare un network che possa far dibattere e creare massa critica. L'obiettivo è anche una Fondazione: «hanno bisogno di un mezzo per finanziarsi da soli», spiega la Bonino. «Non possono sempre stare ad aspettare la sciura Emma».
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