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"NON FERMIAMOCI AL NUCLEARE. LOTTIAMO PER I DIRITTI UMANI"
Il Corriere della Sera - 11 ottobre 2009
di Cecilia Zecchinelli
«Le nuove sentenze di morte in Iran dimostrano quanto abbia ragione Shirin Ebadi che da anni ripete all'Occidente di non fermarsi all'ossessione sul nucleare, supplicando di occuparci anche di diritti umani senza trovare ascolto. Sono un fatto drammatico e da tutti deve arrivare una condanna molto forte. Ma non c'è solo l'Iran: per la pena di morte la situazione è in salita in molti Paesi». Emma Bonino, radicale e vicepresidente del Senato, è stata tra i fondatori nel 1993 di Nessuno Tocchi Caino, la campagna internazionale che si prefigge di abolire l'«assassinio di Stato» nel mondo. E proprio ieri, Giornata della lotta contro la pena di morte, ha così commentato i verdetti di Teheran.
Secondo lei cosa deve fare l'Occidente? Qualcuno lamenta un atteggiamento troppo morbido verso il regime iraniano.
«L'Occidente non è più forte come un tempo, non può imporre niente. La presenza di potenze ormai emerse, a partire dalla Cina, fa sì che antichi strumenti come l'isolazionismo non funzionino più. E quindi si deve dialogare ma allo stesso tempo pensare a nuovi strumenti: rafforzare i rapporti tra le società , non solo quelli tra governi. Lavorare sull'informazione che non si limita certo a Internet».
L'Iran è tra i cinque Paesi con più esecuzioni al mondo. E altri due, Pakistan e Arabia, sono musulmani. C'è una componente religiosa?
«No, è solo una questione politica, di regimi, di mancanza di, democrazia. Come sul velo, dipende da quale Corano leggi e come, Tra Arabia e Turchia c'è un abisso. E la pena di morte è diffusissima in Cina. E negli Stati Uniti».
Pensa che con Obama, ora Nobel per la pace, cambierà qualcosa?
«Non dobbiamo aspettarci magie, ma in America gli Stati abolizionisti stanno aumentando, dobbiamo insistere. Lì il dibattito pubblico c'è, a differenza della Cina. Con Pechino chiediamo che ci sia almeno trasparenza, che dica quante esecuzioni avvengono, per quali reati e con quali procedure. Non è una linea minimalista ma un primo passo. Come lo è stata la storica moratoria Onu sulle esecuzioni del 2007».
Cos'è cambiato da allora?
«Ormai ci sono 139 Paesi abolizionisti al mondo e 35 lo sono in pratica da dieci anni. Nessuno Tocchi Caino si è svenata, finanziariamente e come risorse umane, per quella campagna che fu contrastata dall'Ue e da Amnesty perché volevano l'abolizione della pena capitale o niente. Ora stiamo lavorando per una moratoria in Africa, e poi tenteremo in Asia. Ma in quest'ultimo continente è particolarmente difficile».
II 10 ottobre è la giornata mondiale contro la pena capitale. Perché quasi nessuno ne parla? E' una battaglia di serie B?
«Lo è sempre stata: da noi perché la pena di morte non c'è e si dà per scontato che sia una battaglia facile. E dove c'è, a maggior ragione, il silenziatore è notevole. Ma si deve andare avanti. In Iran e non solo».
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