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"BASTA INFIBULAZIONE" ITALIA IN PRIMA FILA ALL'ONU PER IL BANDO GLOBALE
L'Unità - 25 settembre 2010
Niente più infibulazioni o escissioni di clitoride. L'Italia insieme all'Egitto si fa sponsor all'Onu per una risoluzione di messa al bando globale delle mutilazioni sessuali femminili, rituali inflitte a 3 milioni di donne l'anno.
di Rachele Gonnelli
Non toccate le bambine. Il titolo non è questo ma il senso sì, della risoluzione per una messa al bando universale delle pratiche di mutilazione sessuale femminile presentata ufficialmente all'Assemblea dell'Onu su impulso dell'Italia e dell'Egitto. Il testo in realtà è il risultato di un lavoro diplomatico che coinvolge molti altri Paesi, inclusi alcuni dove recentemente sono state approvate leggi che puniscono queste mutilazioni rituali ed è frutto di una battaglia decennale che ha coinvolto associazioni, istituzioni e anche religiosi islamici. A partire dalla Conferenza del Cairo del 2003 che ha visto il protagonismo, su questo problema, della First Lady egiziana, moglie del presidente Hosni Mubarak, Suzanne. Conquistata alla causa e molto attiva è anche
la First Lady del Burkina Faso, Chantal Compaoré. Oggi dei 29 Paesi dove esistono mutilazioni tradizionali delle bambine, in 19 di questi sono state introdotte norme di proibizione ma «c'è ancora molto lavoro da fare», dice Emma Bonino, da sempre impegnata in questa battaglia. Si stima che ogni anno nel mondo tre milioni di bambine vengano sottoposte a escissione o infibulazione. E' chiaro che il potere di reprimere santoni e mammane che si prestano a questi riti di iniziazione è compito degli Stati, così come promuovere una cultura del rispetto del corpo delle donne e delle bambine. La risoluzione Onu è soprattutto un emblema. Ma riconoscere l'inviolabilità della sessualità  femminile come parte dell'integrità  fisica da tutelare, come diritto umano, significherebbe dare forza al fronte abolizionista.Â
L'IMPEGNO DI ROMAÂ
L'Italia porta in dote l'esperienza diplomatica sulla moratoria universale della pena di morte e la legge del 2004 che proibisce le mutilazioni sessuali femminili anche nel nostro territorio. Secondo l'Istat, infatti anche in Italia sono circa 35mila le donne e le bambine emigrate vittime annualmente di quella che può essere considerata una pratica pre islamica, non indicata nel Corano ma che trova origine nella notte dei tempi ed è difficile ancora oggi da estirpare specialmente in alcune aree dell'Africa, nel Sud Est asiatico e in Medioriente.Â
LE NAZIONI UNITEÂ
Arrivare ad una risoluzione che sia approvata e condivisa dalla stragrande maggioranza dei rappresentanti dei 192 membri delle Nazioni Unite non è un percorso semplice o breve. L'obiettivo resta quello di ottenere un risultato entro il 2015. Per il momento si tratta ancora dei primi passi. La prima fase del dibattito generale all'Assemblea si concluderà  oggi pomeriggio, quando è previsto, tra gli altri, l'intervento su questi temi del ministro degli Esteri Franco Frattini. Il Senato italiano ha approvato una decina di giorni fa una mozione trasversale ai partiti e agli schieramenti politici che supporta l'impegno del governo italiano per promuovere e sostenere a livello nazionale e internazionale tutte le iniziative perché la 65esima Assemblea generale delle Nazioni Unite adotti una risoluzione contro le mutilazioni genitali femminili.
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