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"LE PRESSIONI INTERNAZIONALI SERVONO: ORA MORATORIA ONU"

La Stampa - 10 dicembre 2010

5 domande a Emma Bonino

di Francesca Paci

Emma Bonino, dopo quattro anni nel braccio della morte Sakineh Mohammadi Ashtiani sarebbe libera.

«Così pare. Aspetterei di essere sicura al cento per cento che sia vero, ma sarebbe una grandissima notizia».

La campagna mediatica internazionale, la debolezza del regime, l`impegno degli avvocati: cosa potrebbe averle salvato la vita?

«Ignoro cosa sia stato determinante. Ma, se provato, l'esito positivo della vicenda dimostra che le pressioni servono ed è possibile cambiare qualcosa. Sakineh libera sarebbe un'iniezione di fiducia per la moratoria sulla pena di morte che presenteremo alle Nazioni Unite il 20 dicembre».

Pensa che le rivelazioni di Wikileaks su una trasversale coalizione anti-iraniana abbiano eventualmente influito sulla scelta di Teheran?

«Non voglio fare dietrologia. Contano i risultati. E i risultati in questo caso confermano due cose, che nel mondo globale le pressioni internazionali pesano e che nessun tiranno può considerarsi al sicuro».

Quante Sakineh di cui ignoriamo la sorte ci sono nel mondo?

«E` pieno. Lo dimostra la storia di Asia Bibi, la Sakineh pakistana assai meno famosa dell'originale. Ce ne saranno in Iran ma anche in Arabia Saudita, in Cina, dovunque non c'è trasparenza. Il problema è andare avanti e rompere le scatole con le campagne e gli strumenti che abbiamo a disposizione».

Perché i media si sono innamorati di Sakineh? Pensa che c`entri qualcosa che fosse detenuta in Iran?

«Giornali e televisioni rispondono a logiche che non capisco. In questo caso la storia ha colpito l'immaginario ed è rimasta a lungo in prima pagina. Per Asia Bibi non ha funzionato».





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