La Stampa - 28 ottobre 2013
di Flavia Amabile
«Non ho fatto nulla di particolare, ho fatto quello in cui ho creduto», spiega. Ma a dirlo è Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace, la donna che ha trasformato la sua vita in una convinta battaglia per la democrazia del suo Paese, la Birmania, anche a costo di rimanere per anni segregata agli arresti domiciliari e poi privata di ogni libertà . Anche quella di essere al capezzale del marito morto nel 1999. «È stata una vita di scelte, non di sacrifici. E sono davvero felice che mi abbiate scelto come concittadina», aggiunge la leader dell'opposizione birmana che ieri era a Roma per ricevere la cittadinanza onoraria assegnata nel 1994 quando sindaco era Francesco Rutelli e lei era da sei anni agli arresti domiciliari. Felice e orgogliosa perché «tutti crescono conoscendo i fasti di Roma e diventare cittadini di Roma è diventare cittadini del mondo». È il primo di una serie di incontri istituzionali che proseguiranno ancora oggi. Stamattina sarà ricevuta in udienza privata dal Papa per quello che viene definito «un incontro storico» sui diritti umani e religiosi. Subito dopo l'incontro con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, quindi con il presidente del Consiglio Enrico Letta, con i presidenti di Camera e Senato. Dopo la tappa romana volerà a Torino per incontrare domani pomeriggio il sindaco Piero Fassino. Oramai Aung San Suu Kyi è una donna libera ma la sua battaglia è ancora lunga. «Per andare avanti sono ancora necessari profondi cambiamenti e il cambiamento più urgente e importante è quello della nostra Costituzione», avverte. E invoca il sostegno di Roma. Aung San Suu Kyi ha chiesto pace: «Ogni Paese, non solo il mio, ha bisogno di pace». Ma anche azioni concrete: «Bisogna condannare le azioni non le persone, né in senso individuale né in senso di popoli». Alla cerimonia era presente anche Roberto Baggio. Nel 2007 la leader dell'opposizione birmana scelse il grande calciatore per andare a ritirare al suo posto il premio Roma per la Pace. Ieri ha spiegato perché scelse proprio lui. «Era molto noto in Birmania dove il calcio è uno sport seguitissimo. E io ho un grande rispetto per i giovani e poi Baggio porta l'orecchino e a me piacciono molto gli orecchini». «Finalmente possiamo guardarci negli occhi», le ha risposto Baggio consegnandole il premio dopo sei anni e spiegando che in tutto questo tempo «il ricordo più vivo è stato il giorno della tua liberazione». Emma Bonino, ministra degli Esteri l'ha salutata dicendole «Benvenuta da sempre» e ricordando il loro incontro in Birmania negli Anni Novanta: «Allora ci hai detto usate la vostra libertà per promuovere la nostra. Forse ce lo devi ridire perché forse l'abbiamo sentito ma non l'abbiamo capito».